
Mi piace pensarla così: chi è non convenzionale, viene dai margini (una posizione di confine, una situazione che non è più o non è ancora quella di riferimento) o ha una storia non tradizionale ci dà l’opportunità di sbirciare fuori dal nostro piccolo modo di vedere le cose: aprire la porta e cambiare l’aria, far entrare luce, ossigeno e colori.
Ognun* è un dentro e un fuori, ma forse la percezione è che esista IL dentro (la tradizione, il si è sempre fatto così, le tappe ideali – al momento ideale) e IL fuori (il nuovo, la minaccia agli schemi). In questo senso anche io, come Sam, porto un punto di vista esterno e mi sento nuova. La mia vita nasce dalla PMA, ho una famiglia allargata e sono cresciuta con una separazione; ho visto nascere la realtà eterologa in Italia mentre studiavo le frontiere della fecondazione assistita, tra cui la donazione; vivo il mondo LGBT+. Questi pezzi di identità sono pezzi di differenze; ogni pezzo dà un suo taglio alla prospettiva da cui guardo. Sono un’accozzaglia di vetri rotti.
Ascoltare e condividere storie di nascita e famiglia differenti apre le nostre prospettive: insieme a chi racconta, usciamo dalla massa, dagli schemi, dalle aspettative; assaggiamo la libertà di reinventarsi, costruirsi, scoprire che è possibile trovare il proprio modo di fare famiglia tralasciando l’inganno di uno già tracciato.
Per stare con le donne e per le donne scelgo di creare un micro mondo luminoso, un’accozzaglia di vetri rotti: apro le porte dei percorsi nascita a parole nuove, scomode, difficili da pronunciare; le apro ai partner, alle partner, alle famiglie; alle storie di infertilità, di gestazione per altri; alle disabilità; all’ identità di genere, all’ orientamento sessuale.
Com’è bello contribuire a creare un nido colorato per quest* piccol* in arrivo..?